Come fa un bambino ad imparare così tante cose nel 1° anno di vita?
- giuseppevivona03
- 9 lug
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 lug
Nel mio lavoro come terapista pediatrico e come osteopata ho l'opportunità di confrontarmi ogni giorno con moltissimi genitori e la maggior parte di loro, quando si parla della crescita del loro bambino, ad un certo punto esprimono meraviglia per la quantità di cose che riesce ad imparare a fare in un lasso di tempo relativamente breve.
Ma come fa praticamente un bambino a fare così tante cose?
La risposta a questa domanda dovrebbe interessarti perché la consapevolezza è il primo superpotere di ogni genitore moderno.
Può permetterti infatti di comprendere i meccanismi alla base delle acquisizioni motorie, cognitive, linguistiche del tuo bambino permettendoti di vivere la sua crescita con la serenità che merita.
Partiamo dal presupposto che, semplificando molto, lo sviluppo tipico di un bambino e le sue acquisizioni di sviluppo sono il frutto dell’interazione di 2 elementi: la genetica e l’epigenetica.
I geni sono l’insieme delle informazioni ereditate dai genitori che determinano le nostre caratteristiche, l’epigenetica studia invece in che modo l’ambiente riesce a modificare l’espressione di questi geni.
Detto in parole più semplici la genetica riguarda il “cosa”, la nostra struttura di base, mentre l’epigenetica il “come” ovvero la modalità con cui la genetica si esprime.
Genetisti perdonate questa semplificazione.
Queste semplici definizioni dovrebbero portarci ad una riflessione: la crescita di un bambino non è predeterminata, ma può variare, anche in modo sostanziale, in base a come l’ambiente interagisce con lui.
Al netto di elementi che potrebbero perturbare la crescita e di cui parleremo in altri video, la chiave per comprendere lo sviluppo del bambino è qui: il modo in cui gli permettiamo di sperimentare influisce in modo determinante nell’espressione delle sue potenzialità, che si manifestano sotto forma di nuove abilità ( video del bambino che cammina).
La frase “Fornire al bambino la possibilità di sperimentare” ha un significato ben preciso: significa conoscere il momento evolutivo in cui il bambino si trova e adattare le nostre stimolazioni a ciò che il bambino si sta preparando a fare.
Questa immagine riepiloga bene questo concetto:
in verde, abbiamo l’area di sviluppo attuale, rappresenta ciò che il bambino è in grado di fare attualmente, l’area di sviluppo prossimale
in giallo, vediamo l'area di sviluppo prossimale, cioé quello che il bambino è pronto ad imparare se sottoposto a stimoli ambientali adeguati
l’area rossa, area di sviluppo potenziale, rappresenta ciò che il bambino potrà potenzialmente imparare a fare ma non è ancora pronto ad acquisire.

Ciò di cui stiamo parlando oggi è l’area di sviluppo prossimale, all’interno della quale sono presenti le stimolazioni ambientali che mettono il bambino nelle condizioni di sperimentare situazioni (in tutti gli ambiti dello sviluppo) che sono alla sua portata e che, se ripetute per un tempo sufficientemente lungo lo porteranno ad esprimere e manifestare nuove abilità.
Facciamo un esempio pratico: poniamo il caso di un bambino di 9 mesi che ha imparato a stare seduto da solo in modo stabile controllando bene il tronco. Solitamente dai 9/10 mesi circa (prendete questi riferimenti temporali con le pinze perché non possono essere così precisi per tutti i bambini, ne parleremo in un altro articolo) i bambini imparano a gattonare, ma per poterlo fare devono acquisire l’abilità di svincolare il cingolo scapolare (quindi le spalle) dal bacino.
Quello che un occhio non clinico vede dall’esterno è un bambino che nel giro di poco tempo passa dalla posizione seduta alla posizione pancia sotto in autonomia e succesivamente alla prima vera modalità di spostamento ovvero al gattonamento.
Ma ciò che ha permesso questa acquisizione non è stato il porlo semplicemente a 4 zampe ma dargli la possibilità (tra le altre cose) di sperimentare le torsioni laterali del tronco che dalla posizione seduta lo hanno portato alla posizione pancia sotto e da lì a sperimentare, ad esempio, lo scavalcamento in modo più complesso e funzionale, fino ad integrare uno schema motorio complesso come il gattonamento.
In questo caso specifico permettere al bambino di sperimentare queste torsioni del tronco, il passaggio in autonomia alla posizione prona e lo scavalcamento di un ostacolo ha significato fornire al bambino stimolazioni relative alla sua area di sviluppo prossimale.
I modi e i tempi in cui un bambino impara a mettere in pratica nuove abilità dipendono direttamente da come viene stimolato, ovvero da come gli si da possibilità di sperimentare nuove situazione nei vari ambiti dello sviluppo.
Ne segue che il ritardo nelle acquisizioni di sviluppo può essere dovuto (una volta esclusa altre cause dal medico di riferimento), ad una scarsa stimolazione ambientale.
Sappiamo tutti che i primi mesi di vita di un bambino rappresentano un momento di grande cambiamento per i genitori.
Integrare delle modalità di stimolazione adeguata del bambino nella vita quotidiana DEVE essere un processo sostenibile, che deve avere l’effetto di creare un ambiente stimolante.
Vediamo adesso quali sono le 3 cose che dovresti sapere a proposito della crescita di tuo figlio.
Stimolare il bambino significa “stare” con lui/lei. In questo video abbiamo parlato soprattutto di stimolazione in ambito motorio, ma gli stessi ragionamenti valgono anche per l’ambito cognitivo e linguistico (anche perché questa separazione ha senso solo in termini didattici, nessuno funziona a compartimenti stagni). Stare con tuo figlio, significa essere consapevoli che nel periodo dopo la nascita abbiamo in casa un nuovo essere umano con le sue peculiarità che dobbiamo imparare e conoscere e che imparerà a conoscerci.
I tempi non sono tutto: quando si parla di crescita, la frase che più spesso si sente dire è: ogni bambino ha i suoi tempi. Questo è vero ma esiste un limite temporale entro il quale una tappa di sviluppo dovrebbe emergere. Il tempo però non è l’unica variabile da considerare. Un clinico infatti al momento della visita valuta soprattutto la qualità delle abilità che il bambino a conquistato fino a quel momento e il modo in cui le mette in pratica. Per questo motivo, questo tipo di valutazioni devono essere fatte da personale esperto che in questo caso è il terapista della riabilitazione in età evolutiva (TNPEE o il fisioterapista pediatrico).
Non medicalizzare la crescita.
All’inizio del video ti ho parlato della consapevolezza come del superpotere dei genitori moderni. Uno dei motivi che spingono me e altri professionisti a fare divulgazione è aiutare i genitori a vivere la crescita del loro figlio con più serenità possibile attraverso la spiegazione di informazioni che aumentino la consapevolezza e la conoscenza dei meccanismi alla base della crescita. Essere informati permette ai genitori di vivere più serenamente e con meno ansie il momento dei primi mesi di vita del bambino senza la necessità di costruire una campana di vetro o di sottoporlo a decine di visite inutili con il solo scopo di intercettare per tempo un problema che nella maggior parte dei casi non esiste.
Il primo anno di vita del proprio figlio è un momento speciale per i genitori, cercare gli strumenti per goderselo a pieno è un atto di amore verso se stessi e verso il bambino. Trovi questo contenuto in versione video anche su Youtube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=Lsvjd-75s8M


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